La Serenissima: mostra personale di Fabio Colussi.
Torna a Venezia il Maestro Fabio Colussi, triestino d’origine ed appassionato interprete dei colori della laguna, con una ricca mostra personale dal titolo “La Serenissima”. La curatela della mostra è affidata all’arch. Marianna Accerboni, la quale da molti anni segue con interesse e ammirazione la carriera dell’artista e sa esplicitare al pubblico le sue scelte stilistiche e compositive in maniera chiara e semplice.
L’artista presenta venti quadri, oli su tela e cartone telato, dipinti tra il 2013 e il 2021. Si tratta di paesaggi lagunari catturati al tramonto, o nella piena luce del giorno, o di notte, in cui l’elemento marino è dominante: l’acqua è infatti il tema prediletto dal maestro, l’acqua con le sue luci, le sue ombre, i riflessi, l’atmosfera, ma anche le gondole negli stretti canali veneziani e i palazzi che vi si affacciano, le barche a vela, le barche dei pescatori in mare aperto.
Fabio Colussi dipinge opere che sono finestre che si aprono su paesaggi da sogno, distanti dallo stress, dalla velocità e dalla frenesia della vita quotidiana. Di lui scrive l’arch. Marianna Accerboni: “… Partendo da una visione quasi neoclassica della città e della natura, Colussi ricostruisce con delicata vena poetica l’immagine dei luoghi, raffinando con equilibrio e perizia nel corso del tempo il suo luminoso e vivido linguaggio attraverso un colorismo avvincente e reale, che lascia tuttavia spazio anche al sogno…”.
La mostra sarà inaugurata in galleria e in streaming alle ore 12 di domenica 24 ottobre 2021 alla presenza dell’artista.
La Serenissima sarà visitabile dal 24 ottobre al 12 novembre 2021.
In Galleria è disponibile il catalogo cartaceo, mentre qui sotto si può sfogliare il catalogo virtuale.
Sul nostro sito la pagina personale di Fabio Colussi contiene tutte le informazioni sull’artista e le opere disponibili in Galleria.
Qui potete vedere la diretta dell’inaugurazione:
Commento critico a cura dell’Arch. Marianna Accerboni
Innanzitutto vorrei porre l’accento sulla luce.
Recentemente ho curato una mostra su Leonor Fini, pittrice triestina, divenuta famosa nel mondo. E con Cristina Battocletti, giornalista del Sole 24 Ore, e autrice di un libro molto importante su Strehler, di cui ricorre quest’anno il centenario della nascita, parlando della mostra il discorso è scivolato sulla luce che permane nelle opere in particolare degli artisti triestini, ma anche degli artisti in senso lato. Voi sapete che Strehler ha cambiato il modo di fare la regia nel Novecento attraverso le sue scenografie di luce. Nella pittura di Leonor Fini, una delle caratteristiche principali sono questi contrappunti di luce.
La luce è presente nelle opere dei più grandi artisti e di moltissimi artisti triestini, perché come disse anni fa in un’intervista il grande architetto Richard Rogers, Leone D’oro alla carriera alla Biennale di Architettura di Venezia, di origine lontanamente triestina: “Ho viaggiato il mondo ma una luce così, come quella di Trieste non l’ho mai vista”.
Una luce dunque che entra nel dna, nelle vene, di chi è nato a Trieste, e di conseguenza anche di Colussi. Questa sensibilità luministica è in lui accentuata da una capacità tecnica potente che gli viene dal talento, perché da autodidatta ha guardato all’opera di vari artisti triestini come Barison o Fragiacomo, per esempio, e imparato potremmo dire catturando con gli occhi, ma soprattutto attraverso tanto lavoro e tanta pazienza, in quanto i soggetti che in genere gli artisti dipingono hanno bisogno proprio di talento e di pazienza. Le sue velature sono delicate e potenti, ci sono dei quadri in questa mostra in cui la luce è veramente protagonista. Lui lavora alla maniera antica, con delle preparazioni, della tela, attraverso la colla di coniglio, il gesso, il bianco di Spagna, cosa che intanto comporta sapienza, conoscenza, ma poi ancora tanto tanto lavoro e tanta passione.
Sotto il profilo stilistico, si intrecciano in lui due valenze: la cultura europea, che è presente in tutti noi triestini, ma anche la cultura visiva veneziana, la luce e i colori di Venezia, la maniera e il colorismo veneziano, il vedutismo del Guardi e del Canaletto (del Canaletto diciamo più razionale e del Guardi più poetico), come accennavo prima, lo studio di artisti giuliani, come Fragiacomo e Barison, che hanno studiato e lavorato anche a Venezia, ma in lui c’è questa sensibilità cromatica, illuministica, linguistica e stilistica che intreccia queste due grandi culture alle quali hanno afferito la maggior parte degli artisti di area giuliana, che facevano capo poi alle accademie di Berlino, di Monaco, di Vienna, soprattutto a quelle di Monaco dove c’era l’assoluta Avanguardia un secolo fa.
E quindi per quel che riguarda la cultura più europea, la pittura di Colussi potrei definirla anche Neo-romantica: il Romanticismo, a partire dallo Sturm und Drang, movimento culturale di fine Settecento che nasce in Germania, premessa del Romanticismo, è stato uno dei movimenti che ha connotato il pensiero europeo verso la cultura mitteleuropea. Faccio un cenno a Caspar Friedrich, il più importante pittore romantico tedesco, che ha questa puntualità, questa essenzialità e anche questa luce che in qualche momento è grigio-azzurra, che non è la luce del colorismo veneziano, ma è la luce del colorismo austro-tedesco, mitteleuropeo, cioè la cultura dei popoli del Nord-Est Europa che ritroviamo anche in noi.
Potrei andare avanti e parlare moltissimo di Colussi, perché è un’artista di qualità intrinseche potenti, di grande passione per il lavoro e di grande generosità nella pittura, ma chiudo qua pensando di aver detto due cose abbastanza chiarificatrici.
In occasione della mostra, abbiamo realizzato una piccola intervista:
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